Edificio Storico – Palazzo Dolfin-Manin

Cliente: Banca d’Italia
Città: Venezia
Paese: Italia
Provincia: VE

CONSOLIDAMENTO, RESTAURO E PROTEZIONE DELLE FACCIATE ESTERNE

STORIA
La famiglia Dolfin, di origine toscana, si trasferì a Udine nel 1312 e successivamente a Venezia, al cui patriziato venne ammessa nel 1651. La costruzione del palazzo di famiglia fu affidata, nel XVI secolo, al Sansovino: fu teatro di molte feste, per opera principalmente della compagnia della Calza, detta degli Accesi. In seguito il doge Lodovico Manin manifestò l’intenzione di rifabbricarlo completamente, ma su consiglio di Benedetto Buratti ne conservò la facciata: gli interni sono invece opera dell’architetto Selva. La famiglia Manin vi abitò dal 1801 fino alla fine del suo casato ed attualmente il palazzo ospita la sede della Banca di Italia a Venezia.

INTERVENTO
La superficie lapidea delle facciate (principalmente in Pietra d’Istria) presentava differenti forme di alterazione, dovute sia all’azione degli agenti atmosferici che alla presenza di organismi vegetativi ed agenti biodeteriogeni. La pietra era fortemente disgregata e frantumata, con la formazione di diffuse microfessurazioni, ed i prospetti erano deturpati dalla formazione di croste nere, concentrate soprattutto nei sottosquadri: erano inoltre presenti stuccature non idonee in cemento tra i vari elementi lapidei.
Il restauro, volto alla conservazione ed alla cura dell’estetica del prospetto, è stato realizzato in varie fasi: inizialmente si è proceduto con l’applicazione di un diserbante chimico per eliminare le piante e la disinfestazione dagli agenti biodeteriogeni attraverso impacchi di biocida con successiva rimozione del prodotto. Poi si è passati al preconsolidamento mediante impregnazione con silicato di etile e successivamente alla pulitura, eseguita in maniera localizzata per via chimica con impacchi di polpa di carta imbibita con una soluzione di carbonato di ammonio. Le croste di maggiore resistenza sono state rimosse con una microsabbiatrice di precisione, mentre le stuccature in cemento sono state asportate con l’uso meccanico di microscalpello e vibroincisore. La nuova stuccatura è stata realizzata con malte idrauliche, impiegate anche per reintegrare le superfici mancanti. Infine il consolidamento della superficie è stato realizzato con silicato di etile e la protezione con un alcossi-silossano.