Chiesa del Gesù (Cripta)

Cliente: Ministero per i Beni Culturali - Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per il Comune di Roma
Città: Roma
Paese: Italia
Provincia: RM

RESTAURO DI STUCCHI E DECORAZIONI INTERNE

L’ambiente oggetto del presente intervento si trova al di sotto del piano attuale della chiesa, in corrispondenza della Sacrestia, ed è a sua volta fondato su preesistenze romane: originariamente doveva ospitare un luogo di culto, se non segreto quanto meno lontano dalle funzioni celebrate per la massa, e riservato ad una cerchia ridotta di fedeli. L’ambiente, così come tutti gli ambienti connessi alla chiesa del Gesù e la chiesa stessa, fu devastato e compromesso con l’occupazione napoleonica di Roma: in seguito, con l’unità d’Italia, fu di nuovo confiscato alla Compagnia di Gesù e divenne locale di deposito e magazzino. Negli anni ’50 vi fu insediata una tipografia che ne ha deturpato i bassorilievi ed annerito le superfici. Ultimamente con il contributo della Soprintendenza si è intrapresa una completa operazione di recupero e riutilizzazione degli ambienti, che ospiteranno il museo del tesoro della compagnia.
L’intervento di restauro e consolidamento ha interessato gli stucchi ad alto e bassorilievo delle volte. Come fase preliminare si è eseguito un campionamento con successive analisi di laboratorio per la definizione dei materiali costitutivi e la valutazione del loro stato di conservazione: unitamente sono state eseguite stratigrafie per confrontare i risultati della diagnostica di laboratorio. E’ così stata individuata la superficie originale (si è arrivati a contare fino ad 11 strati di ridipinture successive) costituita da una malta biancastra a base di calce. Alcune decorazioni a bassorilievo presentavano dorature in foglia d’oro.
Preliminarmente le superfici sono state pulite dai depositi superficiali e dalle polveri di piombo (con le dovute precauzioni per la salute dei restauratori) con pennellesse e piccoli aspiratori, e si è provveduto alla messa in sicurezza delle parti in pericolo di crollo con velatini, bendaggi e puntellamenti. L’intervento è poi proceduto con una massiccia operazione di descialbo di tutti gli strati non originali presenti sulle superfici, attuato con diverse tecniche: rimozione puntuale con il bisturi, battitura, strappo con tela patta impregnata di colla forte. Sono poi state consolidate tutte le superfici che al tatto sembravano in pericolo di distacco, mediante infiltrazioni di resine o di malta premiscelata a seconda dell’entità del fenomeno, avendo cura di proteggere le superfici circostanti. Sono state eseguite piccole stuccature e riempimenti delle lacune più vaste ed è stata applicata una protezione delle aree aggredite da umidità con un prodotto idoneo alla prevenzione dalla formazione di patine algali.
Per ricreare le parti ornamentali mancanti sono state realizzate delle controforme applicando sulle modanature ancora esistenti una miscela di resina siliconica, che dopo l’indurimento costituiva il negativo della decorazione mancante: le repliche, dopo varie prove di materiali, sono state realizzate con colature di gesso, ed applicate in loco con l’aiuto di piccoli perni fuoriuscenti dalla malta di allettamento. I due angeli ad altorilievo che si trovavano ai lati della volta a botte presentavano lacune sia nel modellato del corpo che in quello dei panneggi: è stato effettuato un attento studio anatomico e di piegatura dei panneggi, cercando di riproporre quella che doveva essere la forma originale (purtroppo non è pervenuta alcuna testimonianza grafica o fotografica dell’opera integra) e le aggiunte sono state realizzate eseguendo il modello in creta sul posto, con affinamento progressivo delle forme. In seguito sono stati realizzati calchi in silicone del modellato, e successivamente repliche in gesso. Anche qui le parti nuove sono state applicate con l’aiuto di perni, fil di ferro e pezzi di mattone dove la lacuna era più profonda, mentre le superfici originali sono state descialbate, stuccate dove necessario, e rifinite. Il tutto è stato lasciato con la malta bianca di finitura a vista, ricoperta da foglia d’oro, ove ancora conservata.
Tutte le operazioni di restauro sono state documentate mediante mappature di intervento, su supporto grafico e fotografico, ed il lavoro è stato eseguito con la direzione artistica di docenti dell’Istituto Centrale del Restauro di Roma (la prof.ssa Santori Merzagora per il restauro del materiale lapideo ed il prof. Federico per calchi e repliche), che hanno organizzato contestualmente un vero e proprio cantiere didattico per gli studenti dell’istituto.

RESTAURO DI UNA PORZIONE DELLA PAVIMENTAZIONE IN MARMI ANTICHI
L’intervento ha interessato la porzione della pavimentazione nella zona appena a ridosso dell’altare. Si tratta di un pavimento molto rimaneggiato, con porzioni originali dell’epoca di costruzione della chiesa e porzioni più recenti: infatti fino alla fine del XIX secolo, quando le sepolture avvenivano in chiesa, furono creati inserti con nuove tombe, a modificare la composizione originaria, ed il pavimento è caratterizzato da numerose sepolture religiose, con una gran quantità di stemmi di famiglie cardinalizie e decorazioni stilizzate. La tecnica di posa in opera è quella classica dell’opus sectile: uno strato di allettamento su cui i marmi, in sottili sfoglie denominate crustae, venivano assemblati a costituire disegni geometrici o figurativi. Sicuramente il nucleo più antico è costituito da materiale di riutilizzo da monumenti romani: sono infatti presenti marmi antichi piuttosto rari (giallo antico, rosso antico, africano, alabastro fiorito): lo stato conservativo era davvero compromesso, con la presenza di depositi e strati di sporcizia molto aderenti, stuccature cementizie con relative efflorescenze, piccole stuccature saltate che davano spazio a lacune di medie ed anche grandi dimensioni, un sottofondo polverulento e distacco delle sfoglie di marmo su ampie zone.
L’intervento è stato intrapreso eseguendo una campagna preliminare di documentazione grafica e fotografica; tutte le porzioni distaccate sono state rimosse, catalogate ed archiviate scrupolosamente, sono stati fissati tutti i bordi ed eseguite infiltrazioni di malta compattante per riempire i vuoti ed i distacchi. In seguito è stata effettuata la pulitura con impacchi di polpa di cellulosa e sali inorganici con quantità e tempi di applicazione definiti sulla base di test preliminari. Sono stati riposizionati i frammenti distaccati ed incollati con resina epossidica; le piccole lacune rimanenti e le abrasioni, scalfitture e scagliature sono state riempite con stucco compatibile, idoneo e resistente alla funzione di pavimento, di granulometria e colorazione definite secondo prove effettuate preliminarmente. Dove le mancanze presupponevano una ricostruzione della figurazione, sono stati eseguiti rilievi dei segni rimanenti, effettuati studi documentali per la ricerca di testimonianze o riferimenti utili alla ricostruzione (stemmi delle famiglie) ed il disegno ipotizzato è stato realizzato in marmo in laboratorio e successivamente posato con malta di allettamento compatibile con la materia originaria. Infine tutta l’opera è stata lucidata con applicazione di cera microcristallina stesa a più mani con funzione protettiva ed estetica.